Il mio Chisciotte. . .
Quanto amore!
Nell'immagine, s'incontra con Dulcinea e la scena mette in chiaro quanto esclusivamente sua ella sia.
L'immagine di lei, per lui, è l'essenza, la vera carne del sogno d'amore a cui votare l'esistere proprio.
Perfino lei, guardandosi allo specchio, vede ciò che lui vede guardandola.
La volgarità dell'originale, è una smorfia di disapprovazione. La verità rivelata, invece, sorride. Non esiste impedimento all'amore di un cavaliere che nega la meschinità di imperfezioni, banalmente umane, per riabilitare quella bellezza che è frutto di un'interiorità immaginifica. Anche Dulcinea, che mai si sarebbe immaginata così bella, scopre, nel riflesso di sé, una possibilità di sé: certamente non più realizzabile, oppure utopica da sempre, ma comunque certa, ora che se la ritrova davanti.
Il Chisciotte, a differenza sua, non vede che l'invisibile e non tocca che l'intangibile. La vera Dulcinea (Aldonza) è la malagrazia che lui ripudia già prima d'aprire gli occhi.
Si concede, egli, d'essere parte del reale solo per quegli attimi in cui i suoi occhi sono chiusi.
Forse, in quegli attimi, egli percepisce la realtà pronta a contraddire la fantasia, ma si rincuora all'idea che, scomparso quel buio di palpebre abbassate, la luce della propria visione tornerà a scaldargli il cuore.
Chisciotte è l'illusione che trionfa.
La sua donna è la negazione di una donna in carne e ossa, a fronte dell'esigenza impellente di un valore supremo ch'egli trova nell'amore.
Un sentimento che nobilita il cavaliere e la sua dama.
Mi piace il nascondersi dietro allo specchio dell'impavido squinternato. Sa bene, lui, che se lei lo dovesse vedere, lo giudicherebbe per quello che sembra e non per quello che è, e. . . sarebbe una tragedia: Chisciotte perderebbe sé stesso, perdendo la donna che dà un senso al suo esistere.
Quanto amo il cavaliere dalla trista figura: la sua inadeguatezza, la sua ingegnosa pazzia, la sua miseria, l'ostinazione con la quale disereda il mondo dai propri sensi.
La sua fuga dalla verità è l'arma micidiale con la quale riesce a distruggere, e poi a ricreare, un'altra verità. Più piacevole, più giusta, più magnanima e più a portata d'uomo.
"Vedi, mia Dulcinea, tu questa sei. Non quella che credi d'essere, ma questa gran dama nello specchio. Credi a me, perché io ti amo come nemmeno tu ti sei mai amata e, dunque, io solo conosco l'amore e posso insegnartelo. Perché tu veda me, finalmente, com'io ti vedo e t'ho sempre veduta."
Il mio Chisciotte. . .
Quanto amore!
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