Tema: "Il mio album"
Svolgimento:
Il mio album c'ho impiegato mesi per scriverlo. E poi ci sono voluti altri mesi al Maestro Francesco Marchetti per arrangiarlo.
Beatrice si è data da fare per coordinare e imparare a capire come gestire quelle piattaforme musicali che, quantomeno, ti offrono l'opportunità di "esistere" nel panorama musicale; di diventare anche tu goccia nell'oceano.
L'input è arrivato da "Sei Andrea". Erano anni che non scrivevo più canzoni nuove e temevo di scoprirmi arrugginito o di avere, come si suol dire, esaurito la vena creativa.
Invece, prima scoperta eclatante, di cose da dire ne avevo ancora parecchie e la musica diventava melodia senza apparente sforzo. L'ispirazione non mancava.
Le mie sedute psicanalitiche al pianoforte han dato frutti inaspettati.
Bea mi bacchettava quando non mi applicavo. Mi aveva imposto una data di consegna e tutte le canzoni dovevano essere completate entro quella data.
Per alcuni brani me la sono presa comoda: una volta definito lo schema melodico e impostato l'inizio del testo, li lasciavo lì, in attesa, per darmi il tempo necessario a meditare bene i successivi step creativi.
Altre canzoni, invece, sono venute di getto e le ho completate in pochi minuti. Figlie impazienti di venire al mondo.
Bea diceva sempre la sua in merito ai testi, alle strofe, ai ritornelli, ai bridge. Ha fatto, lei per prima, quel che faranno tutti quando ascolteranno l'album: ha giudicato. E sono stati giudizi preziosi e fondamentali per la buona riuscita del tutto.
Altre persone ho chiamato a giudicare, gente del cui orecchio mi fido: Marco Versari, Francesco Marchetti e il mio suocerone, Buffadini Lodovico, che non ha competenze musicali ma ascolta con cuore attento.
Passava il tempo e mi avvicinavo alla meta.
Poi, un bel giorno, ho finito, anzi, Abbiamo finito: io, Bea, Francesco e Marco. Abbiamo portato a termine il compito.
L'album deve ancora uscire e già m'è presa la nostalgia per quei mesi di felice costruzione.
Ricordo quel che dissi a Bea quando l'album era ancora solo un'idea: "Lo faccio per i bimbi, per lasciargli tracce di quel me che solo la musica conosce e custodisce. Il resto è fuffa. Sarà un grande album, ne sono certo. Non ci sono sogni di gloria, anzi, ma ci entusiasmerà comunque star lì a vedere che succede. Vero o no?"
E Bea sorrideva, a conferma della bontà di quanto mi usciva di bocca. Disse solo: "Mi raccomando, non dimenticare perché lo fai. E per chi lo fai. Nessuna aspettativa".
Patto sancito.
Adesso che "Felice di dare" può iniziare il suo viaggio senza me tra le scatole, io ho già scritto quattro canzoni nuove per il prossimo, ipotetico album. Bea deve ancora ascoltarle per dirmi la sua in merito. Sarà un album decisamente più pop, con venature di blues e jazz e... boh! Vedremo.
Come si finisce un tema?
Ehm...
Il mio album è un gran bell'album.
Scommettiamo?
LM
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