29 Gennaio 2022
Caro il mio pancreas che m'hai fottuto ancora e m'hai fatto correre al pronto soccorso in una sera come tante, che poi è diventata notte, che poi è diventata mattina e che infine è diventata sentenza: i suoi valori del pancreas sono alle stelle; la ricoveriamo per monitorarla e fare tutte le indagini del caso.
Io faccio sì con la testa: pancreatite, ho presente.
L'ebbi più di un decennio fa e poi guarii.
Ma forse no, non guarii del tutto; ma dirmi guarito contribuì all'ottimismo con cui affrontai la vita di allora.
Reset.
Sono o non sono nel mezzo del cammin di mia vita? E nel mentre mi piglia una colica renale e mi devo sdraiare perché il dolore è cattivo.
Almeno sono in una stanza da solo. Nessun compagno di ventura che russa o sillaba il proprio nome a suon di peti.
Il reparto di gastroenterologia è praticamente un tutt'uno con quello di neurologia. Una voce maschile mi giunge di lontano e intona una litania ripetitiva e straziante: Datemi da bere, datemi da bere, aiutooooo, aiutooooo, resto belloooo.
È il "Resto bello" che mi inquieta.
Be', poteva andarmi peggio.
Ho tempo per leggere e scrivere.
Resto bellooooo...
Fuori c'è un sole che fa piacere. Sarebbe una gran cosa aprire la finestra ma non si può.
Resto bellooooo...Aiutooooo...
Forse la voce non arriva dal reparto ma da dentro me, dai miei abissi.
Che sia la voce del mio pancreas?
Resto belloooooo...
L.M
30 Gennaio 2022
Sto leggendo e in camera entra una signora addetta alle pulizie.
Ha la mascherina, ma gli occhi tradiscono una dolcezza che definirei materna. Guarda il libro che ho in mano e attacca bottone:
"Le piace leggere?"
"Molto; (la guardo sorridendo) desumo piaccia molto anche a lei."
"Sì, ma sono l'unica in famiglia. I miei figli mi regalano libri appena possono. Adoro Wilbur Smith perché mi piace l'Africa e, anche se non ci sono mai stata, grazie a lui l'ho vissuta. Poi mi piace Cussler e mi sono letta pure Lustbader. Mi piacciono le saghe lunghe. Lei cosa legge?"
"Questo è un saggio di psicologia... interessante. Non amo l'avventura ma qualche fantasy l'ho letto. Smith non l'ho mai letto e Cussler nemmeno. Mi piace King, ma non credo sia nelle sue corde."
"No, infatti, vedo già troppo sangue qui in ospedale. Credo che senza i libri tutto quanto mi sarebbe piaciuto meno. È che mi ci perdo, capisce? Cos'altro ti fa evadere così?"
"Come darle torto?"
Ci scambiamo qualche consiglio letterario e poi si ricorda che deve portare i suoi servigi anche nelle altre camere.
Mi fa gli auguri e intuisco un sorriso genuino sotto la mascherina.
"A domani", mi dice e trotta via.
Riprendo a leggere e un fugace pensiero mi attraversa la mente: le persone... le persone ti fanno evadere meglio e più dei libri.
Domani lo dirò anche a lei.
L.M
30 Gennaio 2022
Chiedo a Bea di portarmi la Settimana Enigmistica e lei, amorevole come sempre, va a comprarla ed esaudisce il mio desiderio.
Parto con le parole crociate in copertina.
Alla quindicesima definizione che mi trova impreparato, sospiro e mi lancio in una riflessione doverosa: in tutta la mia vita avrò letto circa... bah... a occhio e croce direi un... diecimila libri, più o meno. E dunque? A cosa sono serviti? A mettere insieme un'espressione ebete al cospetto della copertina della Settimana Enigmistica, ecco a cosa!
Vabbè...
Proviamo col 19 verticale: dà dolori viscerali...
Pancreatite!!! (risposta che mi parte istintiva)
No... sono sei lettere.
Se l'avessi azzeccata, mi sarei sentito preso per il culo da un'entità superiore.
L.M
31 GENNAIO 2022
ETTORE
Arriva Ettore e mi ritrovo a non essere più il sovrano della stanza. Ha 90 anni e se li porta da paura. È arrivato dopo mezzanotte ed emetteva suoni che raccontavano di un dolore ben radicato. Ok, mi sono detto, stanotte non dormirò un cazzo. Invece, una volta lasciato solo a se stesso, il buon Ettore si è addormentato come un bambino. Ettore è un nome che mi piace, sa di buono. Infatti il mio compagno di stanza si rivela un simpaticone, le infermiere lo adorano. Lo coccolano che mi vien quasi da invidiarlo. Appena restiamo soli gli chiedo come ha dormito, e parte una conversazione durante la quale non manco di sganasciarmi dal ridere e di commuovermi. Eccone qualche stralcio: "Come vuole che stia? Le dico solo che mi hanno ricoverato per una cirrosi epatica e non ho mai bevuto un bicchiere di vino. Non fa ridere?" "Le fette biscottate fanno davvero schifo a colazione. Nemmeno in guerra le mangiavo. Non crede che siano già una punizione? Puttana vigliacca." "Guardi le mie gambe e i piedi, sembrano sporchi e invece non arriva il sangue. La vecchiaia si diverte così, a fare dispetti." "Sono vedovo. L'ho vista morire e sono stato lì senza poter far niente, puttana vigliacca. Ma ballavamo il tango, sa? Ci piaceva da morire. Autodidatti, ma ci facevano i complimenti. Ah, com'ero orgoglioso. Avrei voluto andare in Argentina per vedere il tango lì, ma non ci sono mai riuscito." "Sono bisnonno, lo sa? Sono felicissimo perché ho sempre adorato i bambini. Peccato che mio figlio vive lontano... oddio, Cesenatico non è lontano ma, quando non puoi spostarti, pochi chilometri diventano un abisso. Però mio nipote mi chiama tutti i giorni. Non manca mai l'appuntamento." "Vienna, mi ricordo Vienna. C'ho fatto otto capodanni per lavoro. La ricordo perché, pur avendo girato il mondo, fu l'unica città che mi fece venire nostalgia dell'Italia." "Adesso non posso più camminare. Mi è sempre piaciuto tanto camminare." "Mattarella... Almeno una faccia amica. È che io sono di sinistra, sa? Non c'è più nemmeno quella. Sono tante le cose che ho visto sparire. Tante..." "Fumavo 50 sigarette al giorno e poi ho smesso. Sa perché? No no, non c'entra nulla la salute. Un giorno stavo lavorando e avevo una sigaretta in bocca accesa, una nel portacenere accesa e una sul pavimento sempre accesa. È arrivato un mio collega e mi ha fatto una battutaccia sul fatto che ero sommerso da sigarette. Aveva un'espressione schifata. Mi sono vergognato e ho smesso."
Poi arriva un angelo vestito di bianco. Con un meraviglioso sorriso e una competenza eterea, prende Ettore e lo porta a camminare un po' facendolo appoggiare a un deambulatore. Ettore verrà dimesso tra poche ore e io sono felice di averlo conosciuto. Comincio a pensare che in ospedale dovrei venirci più spesso. Pensavo fosse il luogo della sofferenza e della malinconia, e scopro invece che, visto da qui, il mondo sembra davvero un posto migliore. Ma pensa un po'...
L.M
1 Febbraio 2022
Sono nel mondo dei sogni (In realtà no, sogno pochissimo e quel pochissimo non me lo ricordo quasi mai) e da lontano mi giunge una voce sconosciuta..."Signor Maggiore... Signor Maggiore...SIGNOR MAGGIORE!".
Mi sveglio di soprassalto... "Ma che ca...ah, infermiera buongiorno", le mie parole escono dalla mia bocca in compagnia di un topo morto. Fortunatamente l'infermiera è accessoriata di mascherina.
"Signor Maggiore, dobbiamo fare il tampone per il covid, sono già passati tre giorni."
"Dobbiamo? Nel senso che lo fa anche lei con me?"
Mi guarda inebetita.
"È una battuta."
"Ah..."
Evidentemente nessuno sano di mente si aspetta del sarcasmo alle sette del mattino.
Ancora rincoglionito dal brusco risveglio, porgo la narice.
E via, fatto l'ennesimo tampone.
"Senta, ma almeno le fette biscottate stamattina me le date, col tè?"
Le mi guarda con uno sguardo pregno di tenerezza, e in un nanosecondo sono di nuovo all'asilo e ho un grembiulino azzurro.
"Sì, signor Maggiore, oggi avrà le sue fette biscottate. Doppia confezione, visto che non mangia da un po'."
Quasi mi commuovo; poi mi appare, come in un fumetto, la faccia del buon Ettore che sorridendomi sentenzia: "Doppia punizione!".
L.M
IL PRIMO PASTO
La prima forchettata di spaghetti in bianco mi rimette al mondo.
Il grana padano piove giù dalla bustina e si posa leggiadro sugli spaghettini appena unti d'olio.
Quando il mio palato riassapora il gusto dei carboidrati, piange lacrime d'acquolina e mi chiede
tramite messaggio telepatico di indugiare: morsi lenti e ben distesi.
I millenni, spesi dai nostri primitivi avi alla ricerca del cibo, si concentrano nell'istante in cui il cibo arriva alla bocca: l'appagamento è garantito.
A tratti chiudo gli occhi per meglio apprezzare questi meravigliosi attimi.
Lo stomaco giubila per la fine della cassa integrazione e si rimette al lavoro gaudente.
Ultima forchettata di pasta in bianco.
Si passa alle due fettine di pollo con insalata di patate.
Tenera carne bianca che trova nella patata un sodalizio perfetto (sodalizio che noi maschietti ben comprendiamo). Mastico e godo; godo e mastico.
Le due fette di carne sono piccole, ma riesco a farle durare il tempo necessario a dirmi soddisfatto.
Le patate erano un po' durine, mi dice la parte razionale del mio cervello, meritandosi di venire silenziata all'istante.
Finito il pollo e finite le patate.
Che resta?
La frutta.
Mela grattuggiata, che spesso la mia nonna mi dava a merenda quand'ero bambino. Ogni cucchiaiata è una diapositiva di quei momenti... "Ma tu preferivi il Buondì al cioccolato!"... è sempre lei, la parte razionale... ( non ti avevo silenziata?!?) le rimetto il volume a zero.
Il primo vero pranzo dopo quattro giorni.
Sazio e felice, guardo fuori dalla finestra e mi par che tutto sia bellezza e armonia.
Mi scappa perfino un peto, quasi che anche l'intestino ci tenesse, col proprio grido di gioa, a dare un contributo alla festa in onore del ritorno del cibo.
Buona digestione, amici e amiche di Facebook.
(da "Cosa fa la fame: memorie d'un paziente a digiuno")
L.M
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